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Linus, Linux, i DRM ed il Trusted Computing February 4, 2006

Posted by laspinanelfianco in DRM, Linux, Trusted Computing.
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Recentemente ha suscitato scalpore la notizia che Linus Torvalds, il creatore di Linux, abbia deciso di non adottare la nuova GNU Public License Rel. 3.0 (in fase di definizione) a causa dei limiti che questa licenza pone nella adozione e nell’uso di sistemi DRM (Digital Rights Management). Più o meno nello stesso periodo, ha suscitato una certa sorpresa negli utenti la scoperta che il kernel di Linux incorpori già da qualche tempo (dalla Rel. 2.6.12) i driver per i Fritz Chip prodotti da Atmel e da Infineon. Cosa sta succedendo? Linus Torvalds è forse impazzito? Si è venduto “anima e cuore” ai suoi datori di lavoro (TransMeta)? Cerchiamo di capirci qualcosa.

Linus ed i DRM

In un suo famoso post del 2003 alla mailing list degli sviluppatori del kernel, Linus Torvalds ha esplicitamente detto che, secondo lui, i sistemi DRM sono perfettamente compatibili con la sua filosofia di lavoro e che quindi il kernel di Linux metterà a disposizione degli sviluppatori gli strumenti necessari per creare ed usare questo tipo di sistemi.

In realtà, Linus è di fatto costretto ad adottare questa linea di condotta dal fatto che, senza supporto ai sistemi DRM, Linux risulterebbe tagliato fuori dal mercato dei contenuti (almeno di quelli prodotti dalle Major). Questa situazione è stata chiaramente descritta da molti osservatori, come NewsCom .

Attualmente il kernel di Linux non mette a disposizione nessun particolare driver per il DRM per il banale motivo che ogni produttore di contenuti usa il suo sistema DRM, sempre rigorosamente chiuso e proprietario, ed è praticamente impossibile inserire i relativi driver in un kernel open source. Di conseguenza, il supporto di Linux al DRM è ancora, in larga misura, soltanto teorico. Qualche eccezione è presente a livello di applicazioni, come nel caso del lettore di file PDF Acrobat Reader che implementa al suo interno (e senza la collaborazione del kernel di Linux) il suo abituale sistema DRM proprietario.

Linus e le licenze software

Linus Torvalds, in un post più recente, si è dichiarato contrario all’idea che la licenza GNU che copre il software “Open Source” debba esplicitamente vietare l’uso di sistemi DRM. Per questo motivo, non ha nessuna intenzione di collaborare per rendere compatibile il suo codice con quanto previsto dalla GPL 3.0 in via di definizione.

Linus ed il software proprietario

Torvalds si è sempre dichiarato a favore della (pacifica) convivenza tra software libero e software proprietario. Ha più volte sostenuto che, attraverso la creazione di Linux, non aveva e non ha intenzione di “fare le scarpe” a nessuno dei sistemi operativi proprietari esistenti (Windows e McOS).

Linux ed il Trusted Computing

In modo simile, il team di sviluppo di Linux (non solo Linus Torvalds) ha accettato di inserire nell’albero dei sorgenti del kernel (e di compilarlo di default) un piccolo insieme di driver per i Fritz Chip (Attualmente solo Atmel, IBM ed Infineon), creando di fatto una situazione di “supporto al Trusted Computing”.

Anche nel caso del Trusted Computing, Linux è di fatto costretto a rendersi compatibile con questa tecnologia per evitare di restare tagliato fuori dal mercato del software e dei contenuti multimediali.

Ha ragione Linus Torvalds o Richard M. Stallman?

L’atteggiamento possibilista e tollerante di Linus Torvalds gli rende onore. Linus è una persona pacifica che non vuole dare origine a scontri ideologici ed a guerre di religione. Ogni sua azione è sempre stata improntata alla massima tolleranza ed il suo carattere cordiale è uno degli elementi chiave all’origine del grande successo di Linux tra gli sviluppatori della prima ora. Le sue azioni recenti in tema di DRM e di Trusted Computing sono certamente la logica conseguenza di questo carattere pacifico e del suo sano pragmatismo.

Tuttavia, alcune cose fanno riflettere sulla opportunità di essere così accomodanti in tema di DRM e di Trusted Computing. Le cose più inquietanti sono le seguenti.

Il DRM e Linux

Implementare un sistema DRM all’interno di un sistema operativo aperto, come Linux, può essere difficile (ma certo non impossibile). Il codice è a disposizione di tutti e questo può facilitare l’opera dei “cracker”. Per questo motivo, una estensione al Digital Millenium Copyright Act proibisce espressamente di usare software Open Source in contesti in cui sono in gioco il copyright ed i sistemi DRM.

Il risultato finale è che, in questo momento, la legge americana (ed in parte quella europea) tagliano fuori Linux (e tutto il software Open Source) dal mercato dei contenuti protetti (musica, film, etc.), nonostante i tentativi di Linus Torvalds di rendere questo sistema operativo e questo tipo di software accettabili alle industrie.

Linus e Linux non fanno la guerra al DRM, ma il DRM fa la guerra a Linux.

Il Software Proprietario e Linux

I rapporti tra il software proprietario e quello open source non sono mai stati idilliaci. Basti pensare al comportamento di Windows in fase di installazione (qualunque cosa presente sulla macchina viene semplicemente spazzata via, a partire da Linux e dal suo bootloader). Negli anni passati si sono avuti addirittura dei casi di vera guerra tecnologica da parte del mondo proprietario nei confronti di quello aperto. Basti pensare al caso della MS XboX: un normalissimo PC protetto da misure hardware per impedire l’installazione di un sistema operativo (Linux) diverso da quello originale. Qualcosa di simile si verifica anche nel caso dei driver per le periferiche. Non è un mistero che molte case produttrici di schede ed altri dispositivi si rifiutino categoricamente di fornire i driver per Linux e/o di fornire le informazioni necessarie al loro sviluppo.

Anche in questo caso si può dire, senza tema di smentita, che mentre Linux non fa certo la guerra al software ed all’hardware proprietario, il mondo dei sistemi proprietari fa chiaramente una guerra aperta e spietata a Linux ed al software aperto.

Il Trusted Computing e Linux

Il caso più eclatante di rifiuto si verifica però nel caso del Trusted Computing. Come abbiamo già spiegato in varie occasioni ed in vari contesti, il supporto al TC è indispensabile per evitare che Linux resti tagliato fuori dal mercato. Tuttavia, sembra che nonostante il supporto già messo a disposizione alle tecnologie TC da parte di Linux, uno dei primi sistemi ad essere esplicitamente tagliato fuori dal mercato sarà proprio Linux.

Tecnicamente, questo è possibile grazie al fatto che i produttori di software e di contenuti potranno decidere, liberamente ed in modo insindacabile, quali sistemi operativi e quali programmi potranno essere usati per “consumare” i loro prodotti. In questo modo, ad esempio, una casa editrice musicale potrà decidere che per ascoltare i suoi brani potrenno essere usati solo Windows Vista ed uno specifico player. Niente Linux e niente lettori “alternativi” (ed “inaffidabili”).

Da un punto di vista meno tecnico, e più “commerciale”, il fatto che possano essere blindati in questo stesso modo anche i documenti creati dalle applicazioni per l’ufficio (MS Office, ad esempio), potrebbe rendere di fatto impossibile utilizzare Linux ed OpenOffice per accedere ai documenti aziendali. Si verificherebbe la stessa situazione di vendor-lock che si è verificata con i file di MS Word, ma priva di qualunque via di uscita.
Ancora una volta, Linux ed il mondo Open Source, saggiamente, non fanno la guerra al Trusted Computing ma il mondo Trusted Computing sta sviluppando armi potentissime con cui fare la guerra a Linux ed al “mondo libero” (Open Source).

A questo punto, viene inevitabile domandarsi: “data la fiera opposizione del mondo proprietario ad ogni ipotesi di software libero, ha ancora senso tentare un dialogo? Non è forse meglio forzare l’utente a scegliere una volta per tutte da che parte vuole stare? O stai con Windows, fai solo quello che ti permettono di fare e paghi ad ogni respiro, o stai con me, non paghi niente, sei libero ma non accedi più ai loro documenti.”

Personalmente, credo che Richard M. Stallman sia nel giusto chiedendo a tutti gli sviluppatori di prendere una posizione chiara contro le tecnologie DRM (e, indirettamente, contro il TC). Le proposte di dialogo su questi temi sono già state esplicitamente rifiutate dalla controparte (il mondo del software e dei contenuti proprietari) da molto tempo. Ma questa, naturalmente, è soltanto la mia, personalissima opinione.

Comments»

1. dj alqali - February 4, 2006

Premessa: sono ideologicamente d’accordo con la visione del mondo di Stallman, che è politica prima ancora che informatica. D’altra parte prendo atto di un fatto incontrovertibile: la diffusione del open source su sitemi proprietari (openoffice e mozilla e altri su windows e mac) è stata il cavallo di troia del movimento open nel mondo commerciale. Se il software open fosse rimasto confinato su linux (come vorrebbe stallman) oggi non staremmo quì a parlarne.
La conclusione è ovvia: abbondonare le piattaforme proprietarie significa condannarsi all’estinzione dopo una lenta agonia. Il sistema va eroso dall’interno.
Caro Alessandro, continua il tuo blog che è diventato un appuntamento fisso delle mie letture in rete.
Andrea

2. Franco - February 4, 2006

Io a volte sono piuttosto infastidito dal “cerchiobottismo” (tu la chiami indole pacifica, ma ci siamo capiti) di Linus, della semplicità della sua visione etica e politica (sto anche io con Stallman) ma, come giustamente evidenzi, alla base del successo di Linux c’è anche questo aspetto caratteriale, almeno quando si traduce in pragmatismo.
Quanto ad esprimere un’opinione su Linux e DRM, ho l’impressione che servirebbero doti divinatorie su come evolverà la diffusione di questo SO nei prossimi due anni.
Solo una piccinissima precisazione: a quanto ne so Linus non lavora più da alcuni anni alla Transmeta.

3. Paperino - February 4, 2006

Premessa: anche a me il DRM sta abbastanza antipatico. Pero’ – come accade per il TC, sicuramente perche’ i due argomenti sono intrinsecamente connessi – ritengo si debba avere una visione leggermente piu’ liberale.
I miei 2 cents. 😉

4. Paperino - February 4, 2006

P.S. Complimenti per la chiarezza dell’articolo

5. Roberto - February 7, 2006

Complimenti, ottimo articolo.
Volevo porti una domanda.
Ho recentemente sentito, correggimi se sbaglio perhcè potrebbe essere una bufala, e non ho ancora avuto modo di approfondire, che Sun sembrerebbe interessata a rilasciare con doppia licenza il suo solaris aggiungendo all’attuale cddl anche la nuova gpl 3.
Sun si è detta non interessata alla gpl2 ma alla 3 si perchè più permissiva.
Mi domandavo, seguendo il tuo ragionamento sulla parziale costrizione “di fatto” ad adottare il DRM e il TC.
Sun cosa ne pensa allora?
Capisco che non è un sistema operativo desktop, ma se è ( o se fosse) vero che linux si taglierebbe forse le gambe adottando la gpl 3 e precludendosi a queste tecnologie?
O la doppia licenza in qualche modo sarebbe determinante?
Un saluto.

Roberto

6. laspinanelfianco - February 7, 2006

Onestamente, non sto seguendo le vicende di Sun e delle sue licenze. Credo che sia un po’ improbabile che Sun decida di adottare per OpenSolaris una licenza GPL3 con clausola anti-drm, visto che Sun fa parte del TCG come “promoter”. Comunque, tutto è possibile. DRM e TC non sono del tutto sovrapponibili per cui Sun potrebbe pensare ad utilizzi del TC diversi da quelli legati al DRM, anche se, personalmente, faccio un po’ fatica ad immaginare questi usi.

A parte questo, non capisco cosa dovrebbe impedire a Solaris di essere un buon sistema operativo da desktop. Il più economico dei PC in offerta speciale alla Coop ha risorse hardware sufficenti a farne girare una mezza dozzina di copie contemporaneamente per cui è difficile appellarsi ad un problema di “pesantezza”, come poteva essere plausibile qualche anno fa. Come S.O., Solaris è molto simile a Linux ed ha la stessa GUI (Gnome o KDE) per cui non ci può appellare nemmeno alla scarsa facilità d’uso. Personalmente, mi aspetto di vederlo spesso su macchine desktop nei prossimi anni (di sicuro, su una delle mie).


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