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Fading to Islam April 13, 2007

Posted by laspinanelfianco in Religione.
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Gravi Minacce a Monsignor Bagnasco

Ieri a mezzogiorno, sul TG3 regionale di Bologna, hanno mostrato una scritta “Bagnasco vergogna” (senza nemmeno il tradizionale punto esclamativo) dipinta con vernice rossa (anatema!) sul pavimento di una galleria davanti alle ACLI di Bologna.

Subito dopo hanno riferito che il questore di Bologna ha dato il via ad una indagine di polizia per “minacce gravi” contro Monsignor Bagnasco.

Secondo voi, in quale delle due parole usate dai “terroristi” si trova la “minaccia grave”? In “Bagnasco” od in “vergogna”?

E di cosa, esattamente, è stato minacciato Bagnasco con queste scritte? In altri terminio, cosa gli vorrebbero fare questi ferocissimi terroristi al povero Monsignor Bagnasco se fossero in grado di mettergli le mani addosso?

Infine, cosa dobbiamo pensare di un questore che agisce in questo modo? Dobbiamo aspettarci le stesse tecniche investigative messe in atto molti anni fa a carico del “ferocissimo terrorista” Giuseppe Pinelli?

 

A mali estremi, estremi rimedi

Riporto dalla mailing list di UAAR:

Unioni civili: Radicali Romani aggrediti a La Sapienza mentre raccoglievano le firme. La politica e i media non sottovalutino

12 aprile 2007

Dichiarazione congiunta di Rita Bernardini, Segretaria Radicali Italiani, e di Alessandra Pinna, Presidente dell’Associazione Radicali Roma:

“Questo pomeriggio” dichiara Alessandra Pinna “con altri due compagni mi trovavo davanti all’entrata dell’Università La Sapienza per un tavolo di raccolta firme per la proposta di delibera popolare finalizzata all’istituzione del Registro delle Unioni Civili al Comune di Roma. Mentre stavamo raccogliendo le ultime firme, soddisfatti della buona risposta che i giovani avevano mostrato verso la nostra iniziativa, un uomo sulla quarantina, che già ci aveva precedentemente mostrato in modo del tutto pacifico il suo disappunto sulla proposta di delibera popolare, si è repentinamente scagliato violentemente sul tavolo cercando di ribaltarlo e si è impossessato dei moduli di raccolta firme tentando di strapparli. Due di noi, aiutati da due passanti, lo hanno bloccato mentre cercava di svincolarsi violentemente fino all’arrivo della Polizia. Nel mentre gridava ‘a mali estremi, estremi rimedi’ definendoci ‘distruttori della famiglia’.

Fino a questo momento (ore 9:21 del 13 Aprile 2007) non si ha notizia della apertura di una indagine per “minacce gravi”, o per nessun’altra ipotesi di reato, a carico del quarantenne in questione.

Fading to Islam

Come noto, la Religione Cristiana “deriva” da quella ebraica e quella Islamica “deriva” da quella Cristiana ed Ebraica insieme. O forse sarebbe più esatto dire che la religione Islamica “ingloba” quelle Cristiana ed Ebraica e che la religione Cristiana “ingloba” quella Ebraica. In ogni caso, le affinità sono evidenti.

Basta osservare una delle innumerevoli processioni che si tengono ogni anno nel nostro paese (e non solo nel meridione) per rendersene conto. In particolare, il rito dell’autoflagellazione ricorre quasi identico sia nelle cerimonie islamiche del Muharram (vedi anche Balla coi Sufi) che nelle cerimonie cristiane del Rito dei Vattienti di Nocera, del Rito dei Battenti di Guardia Saframondi e dell’analogo rito a Verbicaro.

Basta guardare le foto dei riti Islamici e di quelli Cristiani per capire che si tratta di due tifoserie che si fronteggiano a distanza, mostrando i muscoli e la propria capacità di soffrire, più o meno come avviene nella Haka dei Maori.

Evidentemente, grazie all’opera innovatrice condotta dalla Chiesa Cattolica negli ultimi vent’anni, il nostro paese sta orgogliosamente riscoprendo la sua anima più profondamente “mediterranea” e “ortodossa”. A noi poveri laici non resta che preparare le valigie e lasciare campo libero a questi “Difensori della Vera Fede”. Torneremo, se del caso, a sepellire i morti segnando le tombe con i loro scudi crociati e le loro spade, come nella migliore tradizione.

Non c’è più posto per la ragione e la tolleranza da queste parti.

Alessandro Bottoni

alessandro.bottoni@infinito.it

alessandrobottoni@interfree.it

Un’etica senza Dio April 10, 2007

Posted by laspinanelfianco in Sicurezza.
15 comments

Ho appena finito di leggere “Un’etica Senza Dio” di Eugenio Lecaldano. Da ateo convinto, vi racconto cosa ne penso. Se domenica scorsa siete andati a messa, vi sconsiglio di proseguire nella lettura.

Le fonti

Il libro di cui stiamo parlando è questo:

“Un’etica senza Dio”

di Eugenio Lecaldano

Laterza 2006

ISBN 8842080004

12 euro a Marzo 2007

Il nocciolo della questione

Il libro di Lecaldano è molto più interessante e molto più utile di altri che si vedono sugli scaffali delle librerie in questi giorni. In particolare lo consiglio come sostituto del libro di Augias (“Inchiesta su Gesù”) e di quello di Odifreddi (“Perchè non possiamo essere Cristiani”). Lecaldano, infatti, centra il nocciolo della questione: non si chiede ai Cristiani (od ai credenti di altre Religioni) di abbandonare la loro Fede, si chiede a queste persone di non tentare di imporre la loro visione del mondo ad altre persone che ne hanno già un’altra, del tutto diversa dalla loro ed altrettanto degna.

Dio è incompatibile con l’Etica

Più esattamente, Lecaldano ricorda come almeno 300 anni di riflessione filosofica di alto livello (dgli Illuministi ai giorni nostri) abbiano già chiaramente dimostrato che Dio non è compatibile con l’Etica.

Non lo è perchè tenta di sottrarre all’Uomo il diritto ed il dovere di sviluppare e di mantenere nel tempo un’etica che sia realmente frutto della sensibilità umana e, come tale, sia in grado di risolvere i problemi che l’Uomo si trova ad affrontare quotidianamente.

L’etica è la scelta fondamentale di un essere cosciente e sociale. È l’etica che stabilisce lo scopo dell’esistenza e le sue linee guida. Ogni altra decisione è secondaria rispetto ad essa. Per questo nessun essere pensante può delegare la responsabilità di questa scelta ad altri, nemmeno a Dio.

Chi abdica a questa responsabilità per adottare un’etica preconfezionata, qualunque essa sia, non si impadronisce di un’etica migliore. Si limita a rinunciare alla possibilità di costruire qualunque tipo di etica perchè l’etica è riflessione razionale, confronto con gli altri e scelta personale. Non può essere acquistata sulle bancarelle.

L’etica dei Miscredenti

Dal libro di Lecaldano è anche possibile “distillare” i princìpi di base dell’etica razionalista (cioè le cose in cui credono coloro che non credono in Dio):

  1. Solidarietà. Si soffre per la sofferenza degli altri e si gioisce per la loro felicità. Non occorre essere religiosi per questo: basta il normale patrimonio di neuroni, emozioni ed adattamenti evolutivi che caratterizza la nostra specie (e molte altre).

  2. Giustizia. Non si accetta che vengano calpestati i diritti di nessuno.

  3. Imparzialità. Si è tutti uguali di fronte all’etica ed alla legge.

  4. Razionalità. Possono essere imposte solo regole che abbiano il conforto della ragione. La superstizione non può guidare le nostre scelte.

  5. Libertà. Possono essere imposti solo i limiti che sono necessari per salvaguardare i diritti di altri individui, gli interessi comuni della società o le risorse ambientali da cui tutti dipendiamo. Non può essere limitata la libertà di pensiero, di parola e di azione di un individuo se il suo esercizio non comporta danni per nessuna di queste entità.

  6. Condivisione. Si possono certamente imporre dall’alto delle leggi (giuste o sbagliate che siano) ma non si può imporre un’etica. L’etica, per sua stessa definizione nasce dall’analisi razionale del mondo in cui viviamo, della nostra società e dei suoi bisogni. L’etica nasce dalla discussione e dal confronto delle idee. L’etica si adatta alla realtà del momento storico, della tecnologia disponibile e dello stadio culturale di una società. Di conseguenza, l’etica può solo nascere da un accordo comune su quali debbano essere i valori da perseguire e quali gli strumenti per raggiungerli.

Questo elenco, da solo, dovrebbe essere sufficiente a dimostrare che chi non crede in Dio è molto lontano dal non possedere un’etica.

Dio è incompatibile con la Ragione

Com’è inevitabile, il libro di Lecaldano finisce anche per dimostrare come la Fede in un qualunque Dio sia incompatibile con l’esercizio della Ragione. In realtà, Lecaldano non fa altro che ricordare il lavoro di analisi svolto nei secoli passati da molti filosofi occidentali (alcuni dei quali credenti ed alcuni dei quali portati in palmo di mano dalla Destra religiosa per altri motivi).

Il lavoro di questi filosofi parla chiaro: se si accetta una guida spirituale superiore, si accettano il suo punto di vista ed i suoi valori riguardo ad un punto talmente fondamentale del pensiero da mettere in discussione ogni altra cosa. In questo modo si abdica al diritto ed al dovere di sottoporre la realtà ad una analisi accurata e critica. Se si sceglie la Fede, si abbandona la Ragione. Non c’è compromesso.

Dio è incompatibile con la Pace

Ma c’è di più: dalla pratica della nostra storia risulta chiaro come la Religione sia incompatibile con la Pace ed il rispetto dei Diritti Umani. Come ricorda Lecaldano, se si accetta l’idea che esista un “bene superiore” (ad esempio la salvezza dell’anima e la vita dopo la morte), allora la nostra vita terrena, i nostri diritti terreni, la nostra stessa vita e la nostra stessa salute diventano, per forza di cose, beni secondari e spendibili.

Non si sarebbero potuti erigere roghi e combattere crociate se così non fosse.

Ignoranti

Il libro di Lecaldano è diviso in due parti: una prima sezione di circa 50 pagine di analisi filosofica ed una seconda sezione di altre 50 pagine dedicata alle fonti. Lecaldano raccoglie in questa seconda sezione le citazioni salienti di alcuni filosofi ed un’ampia bibliografia ragionata sul tema. Personalmente, sono grato a Lecaldano di questo lavoro perchè serve a chiarire un punto: non si è atei per ignoranza.

Mi càpita spesso di venire accusato di ignoranza quando parlo di religione. Questo è un fatto curioso perchè ho ricevuto una solida ed estesa formazione cattolica, ho ricevuto tutti i sacramenti previsti dalla Chiesa (tranne due: l’estrema unzione e l’ordinamento sacerdotale), ho ricevuto una formazione filosofica di livello universitario e sono da circa 30 anni un attento studioso di queste cose. Chi mi legge spesso non riesce letteralmente a credere che si possa conoscere bene Dio (o, più esattamente, si possa conoscere bene ciò che di Dio raccontano gli uomini) e non credere in esso.

Ringrazio Lecaldano per avere ricordato a tutti che esiste una ampia ed esaustiva trattazione laica e razionalista di questi temi. Non siamo atei perchè non conosciamo Dio. Anzi: forse lo siamo proprio perchè lo conosciamo bene.

Conclusioni

Gran bel libro. Da comprare e da leggere avidamente. Se posso trovare una pecca a Lecaldano è la sua prosa, tipicamente “filosofica” e quindi non molto leggibile. In ogni caso, anche un lettore di medie capacità è perfettamente in grado di seguire l’articolazione degli argomenti, magari appoggiandosi a Wikipedia per i dettagli.

Alessandro Bottoni

alessandro.bottoni@infinito.it

alessandrobottoni@interfree.it

Monsignor Bagnasco, l’Etica e la Religione April 5, 2007

Posted by laspinanelfianco in Religione.
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Il recente intervento del nuovo presidente della CEI, Monsignor Bagnasco sui DICO, ci fornisce l’occasione per una analisi dei metodi usati dalla Chiesa Cattolica per stabilire quali siano i criteri etici che, secondo la Dottrina Cattolica, ogni Buon Cristiano deve rispettare (non importa come egli la pensi, personalmente, sullo specifico argomento).

L’intervento di Monsignor Bagnasco

Cominciamo dai nudi fatti. Sua Eminenza Monsignor Angelo Bagnasco, il nuovo presidente della CEI, ha colto l’occasione del suo discorso di insediamento (Città del Vaticano, 30 Marzo 2007) per fare le seguenti affermazioni:

«Quando si perde la concezione corretta autotrascendente della persona umana, non vi è più un criterio per valutare il bene e il male – spiega Bagnasco – Quando il criterio dominante è l’opinione pubblica o le maggioranze vestite di democrazia – che possono diventare antidemocratiche o violente – allora è difficile dire dei “no”».

Ed ancora:

«Perché dire di no all’incesto, come in Inghilterra dove un fratello e sorella hanno figli, vivono insieme e si vogliono bene?. Perché dire di no al partito dei pedofili in Olanda se ci sono due libertà che si incontrano? Bisogna avere in mente queste aberrazioni secondo il senso comune e che sono già presenti almeno come germogli iniziali».

(Da Corriere della Sera del 31 Marzo 2007. Vedi anche Repubblica.it)

Insomma, secondo Monsignor Bagnasco non ci può essere etica senza Dio.

Potete leggere la versione integrale, e senza commenti, dell’intervento di Monsignor Bagnasco sul sito “Passi nel Deserto”. Nel caso non trovaste la pagina, contattatemi. Ne conservo una copia sul disco per ogni evenienza.

Prima di proseguire, devo far rilevare che probabilmente Monsignor Bagnasco si è sbagliato sull’identità di questa coppia di fratelli. L’unica coppia di fratelli che stia vivendo un rapporto incestuoso, e che sia assunta all’onore delle cronache, è quella formata da Patrick e Susan Stübing, che vivono a Leipzig (Lipsia), in Germania. Ne ha parlato, ad esempio, L’independent del 26 Febbraio 2007. Non si ha notizia (dai giornali e dagli organi di stampa) di casi simili in Inghilterra.

Il concetto di Etica (Morale) nelle civiltà Occidentali odierne

Se provate a leggere la voce “Etica” di Wikipedia, troverete una definzione come questa:

“L’etica (il termine deriva dal greco έθος, ossia “condotta“, “carattere“, “consuetudine”) è quella branca della filosofia che studia i fondamenti di ciò che viene vissuto come buono, giusto o moralmente corretto, in contrapposizione a ciò che è male, o è sbagliato. Si può anche definire l’etica come la ricerca di una gestione adeguata della libertà.”

In realtà, è piuttosto ovvio che l’etica è qualcosa di molto più semplice e di molto più concreto, almeno per noi, che viviamo in Occidente nel XXI secolo. In particolare, l’Etica è quella branca della filosofia e della tecnica giuridica che cerca di stabilire cosa sia lecito fare nella vita senza arrecare un danno, più o meno rilevante, ad altre persone (o ad altri esseri viventi).

Dovrebbe essere piuttosto ovvio, infatti, che se non viene arrecato danno a nessuno, in nessun modo, l’etica non può essere tirata in ballo. Per esempio: su quale base logica si può proibire ad una persona di lanciare un sasso in mare? Cosa cambia, a causa di questo gesto, per uno qualunque degli individui che compongono il genere umano o per uno qualunque degli esseri viventi che popolano questo pianeta? Cosa c’entra l’etica con questo gesto?

In modo più sottile, l’etica cerca di stabilire cosa sia legittimo fare arrecando un danno socialmente accettabile ad uno qualunque degli altri esseri umani o esseri viventi del pianeta. “Socialmente accettabile” può voler dire varie cose, da “il minore possibile” a “inevitabile” a “sopportabile” a “compatibile con i vantaggi sociali che ne derivano” e via dicendo.

Questo sottile (e pericoloso) distinguo si rende necessario, in particolare, per consentire all’Uomo di nutrirsi. Se si stabilisse il principio che non è mai accettabile fare danno a nessuno, animali e piante compresi, saremmo tutti condannati alla morte per fame (insieme a qualunque altro animale del pianeta). In un certo senso, il “male” è intrinseco alla nostra natura di animali onnivori, come lo è per molte altre specie viventi.

In modo più pratico, questo distinguo si rende necessario anche per consentire il normale svolgimento delle attività economiche nelle quali, per definizione, c’è sempre qualcuno che, in una certa misura, “perde” qualcosa. In particolare, se qualcuno deve potersi appropriare di un “valore aggiunto”, come è previsto dal sistema capitalista, ci deve esser qualcuno che viene privato di un corrispondente “valore tolto”. Le attività economiche e commerciali vengono ritenute accettabili perchè, nel complesso, ogni individuo tende istintivamente a raggiungere un equilibrio negli scambi con gli altri.

In tutti casi, l’etica normativa poggia su due pilastri: la definizione di una serie di diritti che viene riconosciuta ad ogni individuo (o ad ogni essere vivente) ed una serie di regole che stabiliscono come trattare con le altre persone, e/o gli altri esseri viventi, direttamente od indirettamente, rispettando questi diritti.

Di conseguenza, per parlare di etica, devono esistere due o più persone ed una transazione, diretta od indiretta, tra queste persone. Più in dettaglio, si deve trattare di una transazione che comporti il trasferimento di qualche forma di potere (libertà personale, soldi, potere decisionale, etc.).

Se ci troviamo di fronte ad una sola persona, come nel caso della masturbazione, è veramente difficile parlare di etica, a meno di non sostenere che una persona non ha il diritto di agire liberamente sul proprio corpo nella misura in cui non coinvolge direttamente o indirettamente gli altri. Questa ultima parte della frase è importante perchè spiega per quale motivo il consumo di droga non sia normalmente considerato accettabile: crea problemi (molto seri) alle persone che vivono attorno all’individuo che si droga ed alla intera società in cui egli vive. Nello stesso modo, questo “cavillo” spiega per quale motivo il suicidio non sia considerato accettabile: sottrae la persona all’affetto dei suoi cari.

Se ci troviamo di fronte a più persone, e non c’è trasferimento di poteri, è altrettanto difficile tirare in ballo l’etica. Questo è il caso, ad esempio, di una semplice conversazione o di uno scambio di indirizzi.

Di conseguenza, nessuna società contemporanea è disposta a prendere seriamente in considerazione una ipotesi di “crimine” dove non sia prevista la figura della “vittima”. Come si dice in tribunale, senza morto non c’è delitto.

Gli aspetti tecnici dell’Incesto tra fratelli

Nel caso dell’incesto denunciato da Monsignor Bagnasco ci troviamo di fronte a questa situazione:

  1. Due persone, adulte, in possesso delle loro facoltà mentali, senza obbligo alcuno, decidono di fare sesso e vivere insieme. Non c’è nessun trasferimento di potere. Nessuno dei due viene “danneggiato” in alcun modo (anzi: sarebbe danneggiato se gli venisse impedito di fare questo).

  2. Da queste due persone nascono alcuni figli, del tutto normali. La consaguineità dei genitori non ha, evidentemente, avuto alcun effetto sulla prole (in questo come in qualunque altro caso, per inciso).

  3. Questi figli vengono cresciuti amorevolmente quanto i figli di quasi tutte le altre coppie esistenti. Certamente, questi figli vengono cresciuti molto meglio dei figli di non poche coppie che, per loro sfortuna, non sono state baciate dal dono dell’equilibrio.

  4. Nessuno viene tradito o danneggiato da queste persone.

Qual’è dunque la “vittima” di questo “crimine”?

In questo specifico caso (scelto da Monsignor Bagnasco per il suo esempio), non c’è il “morto”. Tuttavia, sempre secondo Monsignor Bagnasco c’è ugualmente il “delitto”. Come mai?

Il Dio vittima

L’unica vittima ipotizzabile di questo “reato” è ovviamente Dio. Più in dettaglio, la vittima di questo reato è un Dio che non vede rispettata una sua legge, una legge che peraltro non ha altro fondamento logico che la sua personale volontà. Il reato ipotizzabile può essere quindi la violazione di una legge divina o, indirettamente, il reato di lesa maestà. In ogni caso, non c’è proprio nessun’altro che possa agire da vittima in questa scena, a parte Dio.

L’Etica Religiosa

In questo consiste appunto il peccato secondo tutte le religioni del mondo: la violazione di una regola divina (il volere di un Dio) e, di conseguenza, lo sfregio messo in atto nei confronti del Dio stesso. Si tratta, sostanzialmente, di un reato di insubordinazione: la volontà dell’individuo viene anteposta a quella del Dio.

Di conseguenza, in questo consiste l’etica religiosa (o “morale”): un meccanismo attraverso il quale si stabilisce cosa sia legittimo fare senza arrecare offesa al Dio. L’Uomo, in questo discorso, entra solo se, quanto e quando il Dio decide che debba essere tenuto in conto.

Società autoritaria

Questo meccanismo implica inevitabilmente che si accetti una struttura della società che non è più basata sui diritti individuali ma è invece basata sull’autorità. Se alcune cose non si possono fare (o si devono fare) solo per rispetto dell’autorità di un Dio, coloro che si trovano, per un motivo o per l’altro, tra noi ed il Dio dovranno essere ugualmente rispettate. Nello stesso modo, dovranno essere rispettate le persone che vengono da essi delegate a svolgere un compito qualunque. In altri termini, se si riconosce l’autorità (cioè il potere) di un solo ente (umano o soprannaturale), allora si dovrà sopportare il peso dell’intera gerarchia che a quell’ente farà riferimento. All’interno di questa gerarchia, il solo principio valido nel regolare l’interazione tra le parti sarà la posizione nella scala gerarchica. Questa si chiama “società autoritaria”. È la stessa struttura che hanno abitualmente gli eserciti e gli stati dittatoriali. Non a caso, la Chiesa non si descrive certo come una democrazia.

Il problema delle Realtà e quello della Pertinenza

A questo punto, si pongono due problemi: questo Dio permaloso esiste veramente? E, ammesso che esista, a noi ce ne deve fregare qualcosa?

Alla prima domanda, dà una risposta chiarissima la Chiesa Cattolica dicendo, in svariati documenti ed in ogni occasione, che non si può pretendere una dimostrazione dell’esistenza di Dio. Anzi: è il Fedele che deve dare dimostrazione di credere nella esistenza di Dio. In altri termini, la Chiesa Cattolica ammette candidamente di non essere in grado di dimostrare l’esistenza di questo Dio di cui noi ci dovremmo preoccupare.

Anche la risposta alla seconda domanda viene data direttamente dalla Chiesa, in mille occasioni ed in mille testi diversi: se non si rispettano queste regole divine, si verrà puniti dal Dio in persona per questo affronto. In altri termini, dovremmo preoccuparci di questo Dio (di cui nessuno può dimostrare l’esistenza) perchè diversamente questo Dio si arrabbia e ci punisce.

Che succede se un certo individuo decide che questo Dio non esiste e decide, di conseguenza, di fregarsene delle sue regole?

Succede che la Chiesa, nella sua istanza corporea e secolare, si prende la briga di punirlo al posto di Dio. Si può andare dalla scomunica (ancora possibile) alla pena di morte per impiccagione (abolita solo nel 1969 dallo Stato del Vaticano) o al rogo (praticato dalla Chiesa Cattolica per alcuni secoli, tra il 1200 ed il 1500).

In altri termini, che il Dio esista o meno, e che decida o meno di far valere le sue ragioni in prima persona, è irrilevante: ciò che conta è la posizione dei suoi seguaci terreni (la Chiesa Cattolica).

Conclusioni

Se si accetta la posizione di Monsignor Bagnasco su questo punto (L’incesto tra fratelli) si accetta, implicitamente, di far valere una legge dello stato esclusivamente per non offendere il Dio in cui crede una parte della popolazione, senza minimamente preoccuparsi della realtà dei fatti e senza minimamente preoccuparsi di cosa pensi l’altra parte della popolazione. Non vi è infatti nessun’altra ragione a cui appellarsi per imporre questa regola.

Ovviamente, se l’autorità (il potere) di questo Dio viene riconosciuta in questo caso, dovrà esserlo anche in seguito, non importa cosa questo Dio prescriva.

Se in futuro, questo Dio, per bocca dei suoi rappresentanti in Terra, dovesse decidere che è suo desiderio mandare delle truppe in Terra Santa a riprendere qualche reliquia, sarà necessario farlo, non importa quali possano essere le conseguenze.

In una società dotata di armi atomiche, lasciar decidere cosa sia “bene” e cosa sia “male” ad un ente autoritario ed imperscrutabile, che parla solo attraverso dei rappresentanti terreni che, per loro stessa ammissione non sono nemmeno in grado di dimostrare la sua esistenza, non è certo una idea saggia.

Personalmente, mi sentirei molto più sicuro in un mondo dove sono “l’opinione pubblica o le maggioranze vestite di democrazia” a dover decidere dell’etica, anche se queste entità, a volte, “possono diventare antidemocratiche o violente”. Credo anche che sia falso e strumentale sostenere che “Quando si perde la concezione corretta autotrascendente della persona umana, non vi è più un criterio per valutare il bene e il male.” Anzi: credo che sia possibile avere un criterio razionale per valutare il bene e il male solo se prima ci si libera da questi vincoli irrazionali (religiosi).

In questa convinzione sono in buona compagnia:

”Non solo non è vero che senza Dio non può darsi l’etica ma anzi è solo mettendo da parte Dio che si può veramente avere una vita morale.”

Eugenio Lecaldano in

Un’etica senza Dio

Editori Laterza, 2006

ISBN 88-420-8000-4

12 Euro a Marzo 2007

Cedere il controllo dell’etica è come cedere il controllo dell’intero sistema. Se si è così imprudenti da fare una scelta così tragica, può succedere qualunque cosa, dalle crociate ai roghi delle streghe, alle guerre in medio-oriente alla ricerca di inesistenti armi di distruzione di massa.

Nonostante questo, circa 18 milioni di italiani e circa 1 miliardo di fedeli nel mondo colgono ogni occasione per sostenere fervidamente la loro fede in questo Dio, per sostenere l’operato della Chiesa Cattolica e per votare per i partiti che più si avvicinano a queste posizioni.

Alessandro Bottoni

alessandro.bottoni@infinito.it

alessandrobottoni@interfree.it